In queste ultime due settimane, appena ci è stata data la possibilità di organizzarci operativamente, abbiamo investito, tempo, promozione e produzione nella realizzazione di barriere per il contenimento batterico. Abbiamo puntato su un prodotto “nostro” il vetro, convinti che la durevolezza, la praticità e la sua quantità sul mercato fossero le scelte migliori. Oggi la scarsità o la quasi assenza dei prodotti plastici per barriere e DPI quali il plexiglas o il policarbonato ci danno ragione. Il paradosso è stato proporre un bene “durevole” in un epoca così consumistica, ed in un tempo così “appeso” e provvisorio. Come molti (ma non tutti) abbiamo investito questo tempo in lock-down per formarci, crescere e cambiare. Ci siamo resi conto che non potevamo affrontare con metodi ordinari un evento straordinario, mentalità che invece abbiamo notato in tante realtà, aziendali, di rappresentanza, pubbliche. Eppure la “cultura artigiana” della concretezza, ma anche dell’estetica rimane sempre come una seconda pelle, che ci spinge a creare e poi vendere oggetti unici anche nella loro serialità, perché sempre su misura. Qualcuno infine ha criticato questo “fare business” sfruttando la pandemia Covid-19. Potremmo rispondere parafrasando le parole del personaggio interpretato da Rocco Papaleo (cuoco dell’esercito italiano in medioriente) nel film “Che bella giornata” di Checco Zalone: “Ci pago il mutuo!”. Ma c’è di più. E’ stato lo strumento per incontrare colleghi imprenditori alle prese con le riaperture, condividere le paure di negozianti e dipendenti, vedere l’ingegno con cui ognuno si è a suo modo reinventato per tornare a lavorare in sicurezza! Aiutare una grande azienda nei suoi uffici, dove finalmente i colleghi possono sorridersi con meno paura, aiutare una farmacia ad aprire di più le porte ai clienti, un commercialista e un orafo riuscire a gestire meglio gli ingressi, questa è stata la nostra più grande conquista e soddisfazione.


